Trattamento fiscale stock option (2024)

1.Premessa: definizioni

  • le stock option sono dei piani di azionariato popolare ai dipendenti, ossia sono piani di offerta di azioni alla generalità dei dipendenti;
  • i piani di stock option costituiscono uno strumento di incentivazione retributiva e di fidelizzazione della forza lavoro beneficiaria (dipendenti o amministratori) ritenuta strategicamente importante per l’azienda;
  • attraverso l’assegnazione di stock option, la società offre ad un dipendente il diritto (opzione) ad acquistare un proprio pacchetto azionario - o di altra società facente parte dello stesso gruppo - in un arco temporale futuro prestabilito e ad un prezzo predeterminato, solitamente pari al valore delle azioni all’atto dell’offerta stessa;
  • in alcuni casi è previsto un sistema di tassazione agevolato limitatamente, tuttavia, alle seguenti categorie di azioni: - emesse dall’impresa con la quale il contribuente intrattiene il rapporto di lavoro; -emesse da società che direttamente o indirettamente controllano l’impresa con la quale il contribuente intrattiene il rapporto di lavoro, ne sono controllate o sono controllate dalla stessa società che controlla l'impresa (art. 51 co.2-bis del TUIR).

2. Tempistica dei piani di stock option

In un piano di stock option possono essere distinti i seguenti momenti fondamentali:

  • il granting c.d.diritto di opzione, ovvero il momento in cui il beneficiario riceve un diritto a divenire azionista della società datrice di lavoro o di altra società appartenente al medesimo gruppo. In questo momento viene anche il fissato il c.d. strike price, ovvero il prezzo di esercizio;
  • il vesting period, ovvero il periodo di maturazione intercorrente dall’offerta dell’opzione al termine iniziale per la sua esercitabilità, la quale, a sua volta, può essere diluita nel tempo;
  • l’exercising, cioè la data in cui viene effettivamente esercitato il diritto di opzione e quindi l’azione viene effettivamente acquisita alle condizioni fissate nella fase del granting.

3. Regime fiscale delle stock option

  • in generale le azioni assegnate ai dipendenti od acquistate dagli stessi ad un prezzo inferiore al valore normale delle azioni al momento dell’acquisto, costituisce reddito tassabile in capo ai dipendenti. Poiché il beneficio deriva dalla condizione di lavoratore subordinato, deve essere considerato a tutti gli effetti reddito di lavoro dipendente ai sensi dell’art. 51 del TUIR.
  • tuttavia è previsto un regime agevolato di non tassazione in casi particolari ristretti (art. 51 comma 2 lett. g) del D.P.R. n. 917/1986).
  • è escluso, infatti, dal reddito del dipendente “il valore delle azioni offerte alla generalità dei dipendenti per un importo non superiore complessivamente nel periodo d’imposta a euro 2.065,83” (art. 51 co. 2 lett. g) TUIR).
  • l’accesso al regime di tassazione agevolato è subordinato al rispetto di ulteriori condizioni:
    • le azioni non devono essere riacquistate dalla società emittente o dal datore di lavoro;
    • le azioni non devono essere cedute dal dipendente per un periodo di tre anni dal momento dell’attribuzione.

4.Momento rilevante per la tassazione

  • ai fini impositivi, qualora il diritto di opzione non sia già cedibile a terzi, il momento rilevante ai fini della tassazione in capo al dipendente è costituito dal momento di esercizio del diritto di opzione (ossia «l’exercising»). Fino a quel momento in capo al dipendente non si configura ancora alcun momento impositivo. Inoltre, considerato che la norma disciplina esclusivamente l'ipotesi in cui il dipendente mantenga il diritto di opzione fino alla data di esercizio dello stesso, rimane fermo che l'assegnazione di un diritto di opzione cedibile deve essere assoggettato a tassazione come reddito di lavoro dipendente fin dal momento della medesima assegnazione (CM n. 30/E-40275 del 25 febbraio 2000). Se un diritto non cedibile perde successivamente tale requisito, il relativo valore sarà assoggettato a tassazione soltanto nel periodo di imposta in cui è diventato trasferibile.
  • per lo stesso motivo si ritiene che il limite di euro 2.065,83 di non imponibilità debba riferirsi esclusivamente all’esercizio in cui avviene l’assegnazione delle azioni, indipendentemente che tale esercizio sia veicolato da diverse opzioni attribuite in differenti momenti («Tuttavia, l'art. 51, comma 2, come sopra precisato, prevede l'esclusione dal reddito di lavoro dipendente di azioni assegnate a ciascun dipendente con un limite di valore che non superi euro 2.065,83 per ogni periodo di imposta. Il limite fissato dal legislatore comporta che il valore delle azioni attribuite, al netto di quanto corrisposto dai dipendenti stessi, viene assoggettato a tassazione quale reddito di lavoro dipendente, per la parte che eccede il limite stesso. Tale limite è da riferire all'intero periodo di imposta e non alle singole attribuzioni. Pertanto, se un dipendente beneficia di diverse attribuzioni di azioni nell'ambito dello stesso periodo di imposta, sia a titolo gratuito che oneroso, bisognerà procedere alla somma per verificare l'eventuale superamento del limite» RM n. 97/E del 25 luglio 2005).

5.Calcolo del fringe benefit tassabile in capo al dipendente

  • il valore del fringe benefit tassabile è determinato dal valore normale delle azioni al momento di esercizio dell’opzione meno quanto pagato dal dipendente per l’esercizio dell’opzione.
  • per la determinazione del valore normale, l’art. 51, co. 3 Tuir fa espresso rinvio all’art. 9 Tuir, che, con riferimento ai titoli azionari, lo individua:
  • per le azioni, obbligazioni e altri titoli negoziati in mercati regolamentati italiani o esteri, in base alla media aritmetica dei prezzi rilevati nell’ultimo mese.
  • CM n. 30/E-40275 del 25 febbraio 2000: «Al riguardo, si precisa che la locuzione "ultimo mese" utilizzata nella lettera a) del comma 4 dell'art. 9 del Tuir non fa riferimento al mese solare precedente, ma al periodo che va dal giorno di riferimento (quello dell'assegnazione dei titoli al dipendente) allo stesso giorno del mese solare precedente, poiché una diversa interpretazione potrebbe comportare un allontanamento troppo ampio del periodo preso a base per la rilevazione della media aritmetica dei prezzi dei titoli rispetto al momento nel quale si verifica la valutazione e, quindi, la fissazione di un "valore normale« che potrebbe già essere non adeguato a quello in atto al momento della valutazione».

6.Condizioni per l’applicazione del regime agevolativo di non tassazione

  • l’accesso al regime di tassazione agevolato in capo ai dipendenti è subordinato al rispetto di due condizioni: 1.le azioni devono essere offerte alla generalità dei dipendenti; 2.il dipendente non deve cedere le azioni alla società emittente/datore di lavoro e, in ogni caso, a nessun altro soggetto per un periodo di 3 anni dal momento dell’attribuzione. La condizione del vincolo triennale di detenzione è riferita esclusivamente all’ipotesi in cui le azioni siano cedute a terzi, mentre in nessun caso spetta l’agevolazione nell’ipotesi in cui le medesime azioni siano riacquistate dalle società emittente ovvero dal datore di lavoro.

Al verificarsi di questi presupposti, le azioni attribuite, nel limite di 2.065,83 euro per periodo d’imposta sono escluse da tassazione in capo al dipendente. Superata tale soglia, la sola eccedenza è assoggettata ad imposizione.

  • Momento rilevante ai fini dell’individuazione della generalità dei dipendenti:è quello dell’offerta ai dipendenti, vale a dire la data della delibera dell’assemblea con la quale vengono fissate tutte le condizioni del piano azionario (CM 17.5.2000 n. 98/E).
  • Vincolo del triennio: la norma sancisce un vincolo generalizzato di indisponibilità: le azioni non possono essere cedute dal dipendente prima che siano trascorsi almeno tre anni dalla percezione. Il conteggio del triennio decorre dalla data di “assegnazione” delle azioni. Di regola, il trasferimento avviene mediante girata o, per le società quotate, alla data del contratto cui corrisponde la registrazione nei conti.
  • Intrasferibilità alla società emittente/datore di lavoro: le azioni non devono essere riacquistate dalla società emittente o dal datore di lavoro, pena il recupero a tassazione. Tale interpretazione della norma, basata sul dato testuale della disposizione, risulta avallata dall’Agenzia delle Entrate: “la previsione che le azioni non possano essere cedute al datore di lavoro o alla società emittente tende a contrastare eventuali accordi tra le parti che in alcuni casi snaturerebbero le finalità dell’agevolazione in quanto garantirebbero al dipendente la possibilità di vendere le azioni anche in presenza di un andamento negativo della società”. Unica eccezione a questo principio si verifica nel caso in cui vi sia un obbligo di cessione ex lege (c.d. “squeeze out”).(ris. Agenzia delle Entrate 12.8.2005, n. 118).
  • Limite di 2.065,83 euro:il superamento della soglia di 2.065,83 euro configura una presunzione di corrispettività dell’attribuzione, determinando, conseguentemente, l’applicazione delle regole ordinarie sulla differenza tra l’importo attribuito e la soglia. La franchigia trova applicazione in tutte le ipotesi di attribuzione di azioni alla generalità dei dipendenti, sia essa totalmente o parzialmente gratuita. Nel caso in cui al dipendente venga richiesto un corrispettivo, il limite dei 2.065,83 euro deve essere riferito all’importo complessivo oggetto di sconto (CM 17.5.2000 n. 98/E, risposta 5.1.5).

7.Obblighi del datore di lavoro in caso di decadenza del regime agevolato (cessione delle azioni prima del termine triennale)

  • Obblighi informativi e applicazione delle ritenute: nel caso in cui il dipendente ceda le azioni oggetto di agevolazione prima del termine triennale deve darne notizia al proprio datore di lavoro, sempreché il cessionario non sia lo stesso datore di lavoro o la società emittente. In tali occasioni, infatti, il datore di lavoro deve applicare le relative ritenute nel primo periodo di paga utile, successivo all’avvenuta conoscenza del presupposto impositivo, anche per effetto di un’apposita comunicazione del dipendente. Ciò determina l’insorgere di alcuni obblighi in capo al datore di lavoro, sostituto d’imposta, il quale è tenuto a informare i dipendenti destinatari del piano di stock option circa l’obbligo di comunicare allo stesso le eventuali operazioni sulle azioni, rilevanti (circ. Agenzia delle Entrate 19.1.2007 n. 1) ai fini dell’applicazione della norma in esame: - anche successivamente all’eventuale cessazione del rapporto di lavoro; - sempreché il cessionario non sia lo stesso datore di lavoro o la società.
  • Una volta acquisita la notizia dell’avvenuta cessione prima del termine triennale, il datore di lavoro deve applicare le relative ritenute nel primo periodo di paga utile sull’importo precedentemente esentato da tassazione (euro 2065,83).

8.Obblighidichiarativi del dipendente per i proventi derivanti dalle azioni successivamente alla loro assegnazione

Cessione delle azioni prima del triennio o alla società emittente/datore di lavoro

  • in caso di cessione delle azioni prima del triennio o al datore di lavoro o alla società emittente, concorre a formare il reddito di lavoro dipendente, nel periodo di imposta in cui avviene la cessione, il solo importo a suo tempo escluso da imposizione al momento dell’assegnazione (art. 51 co. 1 lett. g) ultimo periodo del TUIR).
  • questo significa che, se la plusvalenza conseguita dal lavoratore supera 2.065,83 euro, l’eccedenza configura un reddito diverso e come tale è assoggettato ad imposizione secondo le regole degli artt. 67 e 68 del TUIR. In caso di partecipazioni non qualificate le imposte sulla plusvalenza sono pari al 26% della stessa;
  • determinazione della base imponibile: ai sensi dell’art. 68 co. 6 del TUIR, infatti, la plusvalenza è determinata quale differenza tra corrispettivo percepito e il costo o valore di acquisto assoggettato a tassazione. La franchigia di 2.065,83 euro non concorre quindi alla formazione del costo fiscalmente rilevante della partecipazione;
  • qualora, invece, la plusvalenza conseguita sia inferiore all’importo esonerato, a prescindere dall’entità della plusvalenza, l’intera franchigia non tassata al momento dell’assegnazione diventa imponibile quale reddito di lavoro dipendente e concorre a formare il costo della partecipazione ai fini della determinazione del capital gain.

Cessione delle azioni dopo il triennio

  • una volta superato il triennio, la cessione delle partecipazioni assegnate ai dipendenti (a soggetti diversi dal datore di lavoro/società emittente) non assume più rilievo ai fini della determinazione del reddito di lavoro dipendente. Ciò non toglie, tuttavia, l’applicazione delle regole previste per il capital gain dagli artt. 67 e 68 del TUIR;
  • ai fini in esame, assume particolare rilievo il già richiamato art. 68 co. 6 del TUIR, in base al quale le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni sono costituite dalla differenza tra: - il corrispettivo percepito ovvero la somma od il valore normale dei beni rimborsati e - il costo o il valore di acquisto assoggettato a tassazione, aumentato di ogni onere inerente alla loro produzione, con esclusione degli interessivi passivi. Anche in questo caso, quindi, la franchigia di 2.065,83 euro non concorre alla formazione del costo fisicamente rilevante della partecipazione.

Dividendi

  • eventuali dividendi sono tassati «netto frontiera» (ossia al netto di eventuali imposte/ritenute già assolte all’estero) con un’imposta sostituti del 26%.

9.Obblighidichiaratividi monitoraggio (quadro RW)

  • con la circolare n.38/E del 23 dicembre 2013, è stato precisato che le stock option su azioni estere, ossia i titoli o diritti offerti ai lavoratori dipendenti e assimilati che danno la possibilità di acquistare, ad un determinato prezzo, azioni della società estera con la quale il contribuente intrattiene il rapporto di lavoro o della società controllante o controllanti, non vanno indicati nel quadro RW dinchè non sia trascorso un determinato periodo (c.d. vesting period) in cui l'assegnatario non può eservitare il proprio diritto. Infatti, fino a quel momento il diritto è soggetto ad una sorta di confizione sospensiva;
  • trascorso il vesting period, le stock option vanno indicate nel quadro RW soltanto nei casi in cui, al termine del periodo d’imposta, il prezzo di esercizio sia inferiore al valore corrente del sottostante, perché soltanto in questo caso il beneficiario dispone di un “valore” all’estero.

10.Regime contributivo delle stock option

  • la qualificazione come reddito di lavoro dipendente, tuttavia, in deroga al principio di armonizzazione delle basi imponibili fiscale e contributiva, per esplicita previsione normativa (art. 82, 24-bis, D.L. 112/2008) non comporta la concorrenza dello stesso alla formazione dell’imponibile contributivo, ed è pertanto esentato da contribuzione (Circolare INPS n. 123 dell’11 dicembre 2009).
Trattamento fiscale stock option (2024)

FAQs

What is the tax treatment of exercising stock options? ›

The gain between the exercise price (your purchase price of the stock) and the market price of the stock on the day you exercise the options is treated as ordinary income and taxed at that time, even if you don't sell the shares.

How to treat stock options on a tax return? ›

When you buy an open-market option, you're not responsible for reporting any information on your tax return. However, when you sell an option—or the stock you acquired by exercising the option—you must report the profit or loss on Schedule D of your Form 1040.

How to calculate taxes on stock options? ›

Taxation here is relatively straightforward. The IRS applies what is known as the 60/40 rule to all non-equity options, meaning that all gains and losses are treated as: Long-Term: 60% of the trade is taxed as a long-term capital gain or loss. Short-Term: 40% of the trade is taxed as a short-term capital gain or loss.

What are the tax treatment of non qualified stock options? ›

A non-qualified stock option (NSO) is a type of employee stock option wherein you pay ordinary income tax on the difference between the grant price and the price at which you exercise the option.

How to avoid paying double tax on employee stock options? ›

They can only report the unadjusted basis, or what the employee paid for the stock. To avoid double taxation, the employee must make an adjustment on Form 8949. Warning: Do not use the box labeled “1g Adjustments” on Form 1099-B to make this adjustment; that is for something else entirely.

Are stock options treated as an expense? ›

Because the granting of employee stock options does not, on either a gross or net basis, reduce the value of the firm's assets, or the value of its assets minus debt, the granting of employee stock options is not a cost to the firm.

Should I exercise my stock options? ›

If you can already comfortably afford all of your expenses, you may benefit from holding onto them if you believe your company's stock price will increase. But if you need an extra boost of cash and your options are in the money, exercising them could be the right decision for you and your investing or saving goals.

Can you claim a loss on stock options? ›

If you find yourself underwater on your exercised stock options, there is a small silver lining — if you decide to sell them at a loss, you can use that loss to offset other income or capital gains you made elsewhere that year.

When to exercise ISO stock options? ›

You can exercise your ISOs as soon as your options have vested, but it's not required. In some cases, you might be able to exercise your ISOs before they vest. You can check your option grant or ask your company to see if they allow early exercising.

Do you have to report every stock trade on your tax return? ›

You must report all 1099-B transactions on Schedule D (Form 1040), Capital Gains and Losses and you may need to use Form 8949, Sales and Other Dispositions of Capital Assets. This is true even if there's no net capital gain subject to tax. You must first determine if you meet the holding period.

What happens if you don't report stocks on taxes? ›

If you don't report the cost basis, the IRS just assumes that the basis is $0 and so the stock's sale proceeds are fully taxable, maybe even at a higher short-term rate. The IRS may think you owe thousands or even tens of thousands more in taxes and wonder why you haven't paid up.

How do you calculate profit on a stock option? ›

Options profit is calculated by subtracting the strike price and option price from the current share price and multiplying by the number of contracts (100 shares).

Are employee stock options taxed twice? ›

Stock options are typically taxed at two points in time: first when they are exercised (purchased) and again when they're sold. You can unlock certain tax advantages by learning the differences between ISOs and NSOs.

Are non-qualified stock options considered earned income? ›

Exercising your non-qualified stock options is what creates a taxable event. Earned income is taxed as ordinary income and is subject to Social Security and Medicare wage taxes.

How to calculate cost basis for stock options? ›

If the plan was a nonstatutory stock option, your basis is the sum of these:
  1. Price you paid for the stock.
  2. Any ordinary income reported on your W-2 when you exercised the option.

What are the tax implications of early exercise options? ›

Tax Implications: By choosing to early exercise their options, the employee now owes ordinary income tax. This amount will be calculated based on the difference between the exercise price and the current fair market value at the time of exercise.

Are RSUs taxed twice? ›

In some cases, your RSUs may be taxed twice. The good news is that you will not owe taxes on your RSUs right away at grant. They do not have any real value until they vest, which can be years down the road depending on the company you work for and if they are public or private.

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Author: Aron Pacocha

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Name: Aron Pacocha

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