I bitcoin inquinano troppo, e ora i miner vogliono correre ai ripari (2024)

“Le criptovalute sono una buona idea sotto diversi aspetti e crediamo che abbiano un futuro promettente. Ma questo futuro non può avvenire a costi elevati per l’ambiente”. Parola di Elon Musk che è tornato sui suoi passi rispetto all’apertura ai pagamenti dei veicoli della sua Tesla con i bitcoin. Da quel momento il fondatore di SpaceX – che proprio tramite Tesla aveva investito ben 1,5 miliardi di dollari nella moneta elettronica più scambiata del mondo, in ottica di diversificazione degli asset - ha insistito diverse volte sull’argomento della sostenibilità del “mining”. Cioè dell’attività informatica che sta alla base della produzione di bitcoin (e di altre decine di criptovalute) in cambio della certificazione delle transazioni tramite complesse procedure matematiche sulla blockchain di riferimento.

Anche quella posizione dell’uomo più ricco del mondo, com’era successo in passato con le salite all’apparenza ingiustificate, deve aver avuto un peso nel crollo della quotazione della più celebre fra le criptovalute: Bitcoin ha infatti perso oltre il 20% in meno di venti giorni. Dal picco di 59.423 dollari per un singolo bitcoin del 10 maggio è sceso agli attuali 30.555, in ripresa dai 28.521 di domenica 23 maggio. Ma le ultime mosse hanno già iniziato a contenere i danni.

Adesso quel punto, quello cioè della sostenibilità, viene finalmente messo sotto la lente da un gruppo di investitori impegnati nel settore. La produzione di bitcoin, infatti, non è per nulla digitale e indifferente alla realtà: le emissioni di gas serra sono legate all'uso intensivo dei computer utilizzati per le validazioni degli scambi e l'estrazione della criptovaluta. Se questa fosse un paese il suo consumo elettrico annuo si collocherebbe alla trentesima posizione mondiale: userebbe cioè appena meno energia della Norvegia e poco più dell'Argentina. Lo dicono i calcoli del Cabridge Centre for Alternative Finance che traccia e aggiorna il consumo energetico della criptovaluta ideata dal misterioso Satoshi Nakamoto.

Michael Saylor, Ceo di MicroStrategy, ha spiegato di aver incontrato Musk e alcuni fra i “principali miner di Bitcoin in Nord America" per creare un Bitcoin Mining Council. Cioè una specie di commissione o consiglio che avrà l’obiettivo di “promuovere l’uso di energia in modo trasparente e accelerare le iniziative di sostenibilità in tutto il mondo”. Lo ha fatto rilanciando un tweet proprio di Musk nel quale il vulcanico imprenditore di SpaceX spiegava appunto di aver “parlato con miner nordamericani” e soprattutto di aver ricevuto da loro rassicurazioni sul fatto che si siano “impegnati a pubblicare un piano aggiornato per usare energie rinnovabili e di chiedere ai miner di tutto il mondo di fare lo stesso”. Un inizio “potenzialmente promettente”.

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Ma chi c’era in questo gruppo? Rappresentanti di Argo Blockchain, Blockcap, Core Scientific, Galaxy Digital, Hive Blockchain Technologies, Hut 8 Mining, Marathon Digital Holdings e Riot Blockchain. Società e aziende coinvolte in vario titolo nell’attività “estrattiva” e certificativa e nella gestione delle blockchain. Quasi tutte le sigle coinvolte hanno confermato a The Verge la presenza all’incontro, alcune aggiungendo la volontà di “educare il mercato che il mining sostenibile è possibile ed è anzi una priorità”, come ha spiegato un portavoce di Hut 8 Mining. Sulla stessa linea il Ceo di Argo, Peter Wall, o Merrick Okamoto, quello di Marathon Digital Holdings.

Insomma, qualcosa si muove sotto quel fronte. Intanto la vita non sembra facile per la criptovaluta ideata dal misterioso Satoshi Nakamoto nel 2009. La Cina è pronta a metterla fuori legge, vietando gli scambi e dunque trascinando ancora più in basso le quotazioni (che tutto sommato negli ultimi due giorni sembrano però aver ripreso a salire in modo molto contenuto, grazie a questa mezza marcia indietro di Musk) e la sua natura enormemente volatile ne rende complesso l'impiego nelle transazioni quotidiane, superando il suo ruolo di preminente fronte speculativo.

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Oltre al tweet su Bitcoin e ambiente, Musk non ha perso l'occasione per parlare ancora del Dogecoin, la sua valuta digitale preferita: "Se desideri aiutare a sviluppare Doge, invia idee su GitHub e Reddit” ha scritto nel post si legge nel post. E la meme-coin ha ripreso a crescere: se nell’ultima settimana ha perso oltre il 20%, nell’ultimo mese era cresciuta di più del 40 e negli ultimi sei mesi del 9576%.

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Simone Cosimi

Simone Cosimi è giornalista professionista, collabora con numerose testate nazionali fra cui Esquire Italia, Italian Tech, La Repubblica, D, DLui, Wired, VanityFair.it, StartupItalia, Centodieci e Radiotelevisione Svizzera. Segue diversi ambiti fra cui tecnologia, innovazione, cultura, politica e territori di confine, spingendo verso un approccio multidisciplinare. Già redattore del mensile culturale Inside Art, per cui ha curato cataloghi d’arte e pubblicazioni come il trimestrale Sofà, ha lavorato in passato, fra gli altri, per Rockstar, DNews, Excite, Style.it e molte altre testate. Speaker, moderatore e saggista, è autore con Alberto Rossetti di "Nasci, cresci e posta. I social network sono pieni di bambini: chi li protegge?" (Città Nuova 2017) e di “Cyberbullismo" (Città Nuova 2018). A gennaio 2020 è uscito il suo terzo libro, “Per un pugno di like-Perché ai social network non piace il dissenso” (Città Nuova).

Libri: https://amzn.to/3HyoDMR

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